domenica 7 giugno 2009

Diciamocelo a voce....

Immagino che lo sviluppo del socialnetworking possa avvenire attraverso un canale diverso rispetto alla forma testuale. Prima ancora che scrivere mandarsi foto e filmati la maniera più semplice e immediata alla portata di chiunque è la voce e quindi perchè non spostare tutto a un accesso vocale al web?

Io per ora mi limiterò come qui sopra vedete a creare una radio senza radio, vale a dire un programma simile a quello che faccio da 25 anni, ma personalizzabile e fruibile ovunque senza necessità di avere un apparato concreto che lo produca e diffonda. Tutta la radio è nel mio apparato fonatorio e nel server che ne raccoglie e ridistribuisce all' istante messaggi vocali.

Io inizierò domani a trasmettere h24 mandando più messaggi possibile durante il giorno con note, riflessioni, osservazioni ecc. Insomma la mia giornata professionale articolata come fosse un programma. Il sistema mette tutto in sequenza e lo rende palinsesto mobile e modulare.

Tutto è stato assemblato in tre giorni assieme a un amico ingegnere e un' amica art director. Passata la fase 1 inizieremo a proporre una protesi vocale perenne anche ad altri, penso che la relazione vocale abbatta molte delle perplessità e possibilità di mistificazione proprie delle relazioni on line.
La voce rivela subito sesso, età, elaborazione del pensiero, latitudine di provenienza, status sociale. La voce non inganna, ma aggrega in maniera più immediata, basta grafomani e virtuosi del copia incolla poetico e seduttivo....fatevi sentire se avete coraggio, altrimenti nascondetevi dietro nik name, foto paracule e fraseggio da geometra erudito.

L' accesso attraverso la protesi vocale è immediato e assolutamente a prova di imbranato. Mia nonna potrebbe pubblicare nel web dal telefono di casa sua senza nemmeno sapere cosa sia Internet. Ognuno può lasciare traccia di sè, testimonianza immediata di uno stato d' animo, racconto di un istante mentre lo vive. Questo senza cercare di collegare interfacce e devices complicate o difficili da usare per chiunque.

Il progetto potrebbe progredire in un' infinità di direzioni sia nel campo dell' ingegneria gestionale che in quello delle relazioni sociali. Io potrei fare un' intervista e vederla pubblicata all' istante, potrei trasmettere quello che ascolto per strada, in qualsiasi luogo e durante qualsiasi conversazione. Tutto si pubblica all' istante. Io potrei assemblare e ordinare per generi storie e flussi vocali che vengono da altre persone. Io potrei fornire caselle vocali per amanti clandestini che vogliono fuggire dall' ambiguità di sms e telefonate camuffate. Si dicano tutto quello che pensano dell' altro durante la giornata e si riascoltino il loro poema d' amore in loop tutte le volte che vogliono. Loro invecchieranno la protesi perenne conserva i loro sospiri migliori. Insomma un' infinità di usi dall' estremamente etico al miseramente libertino.

Credo molto come più volte ho scritto nell' evoluzione del libro in strumenti che favoriscano l' autoletteratura immersiva. Ognuno diventa un libro parlante giorno per giorno di cui è trama, protagonista, voce narrante, testo, supporto e editore allo stesso tempo. La bloggheria pugnettosa e arrogante ci fa un baffo! Bé se a qualcuno andrà di starci dentro si faccia vivo e mandi un segnale.

aggiornamento ore 19.21
Ecco si è fatto vivo Andrea Lawendel; dice che mi sono fatto radio>>>

3 commenti:

  1. ho sentito...ma è fichissimo..!
    :-)
    cavoli, mi ha fatto strano, è una sorta di diario del giorno, una personal radio messenger, una mail vocale...e sarebbe bellissimo interagire coi nostri amici cosi'. Diverso da una segreteria telefonica, anche la sera a casa poi riascolteresti i messaggi e l'emozione qui si trasla anche all'ascolto della voce dell'amico/a che sia...
    :-)))
    grande..!
    contenta di aver sperimentato; se serve, a disposizione! credevo venissi peggio di voce, poi: sono anche narcisisticamente compiaciuta ;-)
    ))

    Ileana Floris

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  2. Questa è una cosa davvero meravigliosa... non vedo l'ora di provarla sul mio apparato fonatorio...

    Mauro Corso

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  3. Provo ogni giorno (in ufficio) quanto sia più difficile parlare con le persone, comunicare a voce, piuttosto che scrivere loro...spiegare verbalmente è molto più complicato che editare una risposta da leggere in un successivo momento. C'è una differenza di base: la possibilità, scrivendo, di poter cancellare cosa si è espresso magari di getto, ritornare su cose scritti frettolosamente per fare prima, correggersi, emendarsi... trovare più comodi camuffamenti di risposte che non si sanno con precisione. Parlare è diverso: già dal tono della voce si capisce se un concetto l'hai afferrato veramente, se lo hai elaborato oppure lo ripeti con le parole di altri...
    trovo questo esperimento un modo assai utile per esercitarsi a tornare alla parola, nella bulimia di scrittura che esiste attraverso prima di tutto la carta stampata, poi i blog in rete, i social network e così via... è un esperimento difficile, perchè ascoltare richiede più tempo e attenzione invece che leggere...
    ma è molto più utile per conoscere il pensiero di altre persone (anche quello che sulle prime non interessa) e abituarsi ad attrezzarsi al futuro, nel quale saremo tutti caricati di protesi elettroniche prima disgiunte dal corpo (a partire dal telefonino-radio fino al computer portatile).
    Complimenti a Gianluca che ha precorso (in forma perfettibile) gli innarestabili tempi nuovi di cambiamento che stanno per arrivare..

    Claudia Provenzano Vincentini

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